Proprio Sturzo?
La sede del Partito Democratico di Rivoli, quella di piazza Giacomo Matteotti, espone, in bella vista sulla parete al fondo del salone, due ritratti, uno, più imponente, di un giovane Enrico Berlinguer, l’altro, più sobrio, di Luigi Sturzo.
Non si discute il ruolo storico del prete di Caltagirone, fondatore nel 1919 del Partito Popolare Italiano, e costretto all’esilio dopo il deleterio Concordato tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica nel 1929.
E’ l’ultimo Sturzo che fa pensare: nell’aprile 1952, per il timore di un’affermazione in Italia dei comunisti, il Vaticano avallò per le elezioni amministrative del comune di Roma una sua iniziativa che prospettava un’ampia alleanza elettorale che coinvolgesse, oltre ai quattro partiti governativi anche i fascisti dell’M.S.I. e i Monarchici per “impedire che Roma, centro della cristianità, divenisse una succursale di Mosca, una serva obbediente del Cremlino“. Alcide De Gasperi si oppose nettamente a questa ipotesi facendola sfumare.
E’ importante per il PD, risultato dell’evoluzione del PCI, che oggi aderisce al Partito Socialista Europeo, esibire anche simbolicamente le sue origini ideali, che sono principalmente riconducibili alle anime ex comunista e cattolico democratica ( il pensiero laico, liberal-socialista – ricordate Carlo Rosselli?- non vi trova collocazione alcuna), tuttavia pare oggettivamente azzardato l’accostamento Berlinguer-Sturzo. Se proprio doveva essere il ritratto di un prete, forse Giuseppe Dossetti sarebbe andato meglio.