Benzina sul fuoco

Benzina sul fuoco

 

Irlanda, Portogallo e Spagna bruciano più di altri paesi. La Grecia è un caso a parte.

Perchè in Italia non è divampato il falò come altrove?

 

 

di Angelo Castagno

Giugno 2011

La crisi del 2008 ci ha lasciato la seguente situazione. Grecia all’inferno, Irlanda e Portogallo in Purgatorio e Spagna sulla soglia. Altri paesi più grandi alle prese con debiti e disavanzi pubblici crescenti per gli interventi di salvataggio delle collassanti banche. Tra questi Germania e Gran Bretagna. E l’Italia dei 150 anni? Parrebbe reggere meglio degli altri.
L’amministratore del gruppo bancario IntesaSanapolo ha dichiarato bellamente che se l’Italia non affonda è perchè il sistema bancario nostrano è più solido e prudente di altri.

Alzi la mano chi ci crede!

Indubbiamente c’è del merito da parte di chi guida la finanza pubblica a non essere intervenuto direttamente nel capitale delle banche nei giorni critici, se non limitatamente (Tremonti bond), ma solamente promettendo di farlo in caso di necessità. Daltronde bisogna far di necessità virtù. Come avrebbe potuto reggere il già da primato nostrano debito pubblico? In nessun modo, anche noi saremmo già sulla graticola. Se non altro resistiamo alla deriva inesorabile che prima o poi ci porterà nudi alla meta.

E le banche? Siamo daccordo su ciò che è stato detto riguardo la prudenza e la solidità?

Chi segue la rubrica sa come la pensa chi scrive. La crisi del sistema bancario è stata innescata dai prestiti immobiliari: mutui e/o leasing immobiliari e poi ancora derivati e cartolarizzazioni degli stessi. Il livello di indebitamento mondiale assistito da valori immobiliari ha raggiunto livelli record. Il tutto con una dinamica che si è trasformata in bolla. Compro con debito tanto il valore dell’immobile sale. Rivendo a prezzo superiore a qualcuno che si indebita di più e che a sua volta rivenderà a prezzo superiore a qualcuno che si indebiterà ancor di più….Ce lo spiegano bene i nostrani “furbetti” del quartierino che non hanno mai avuto problemi a farsi finanziare sulla base della crescita futura degli immobili che si “giravano” tra di loro.

Eppure lo scoppio della bolla è stato più fragoroso altrove che in Italia. Se guardiamo alla recente ricerca della Banca d’Italia vediamo che i valori medi dei mercati immobiliari sono cresciuti in modo impetuoso proprio nei paesi più sotto tiro come l’Irlanda e la Spagna(escludiamo la Grecia dal ragionamento che ha altri nodi giunti al pettine).

Se assumiamo che la crisi si sia innescata nel settore immobiliare e che sia stata tanto più rovinosa quanto più il settore è cresciuto ci chiediamo perchè in Spagna ed in Irlanda si è espansa più che altrove?

La risposta sta nei redditi. Tanto maggiore era la crescita economica e tanto maggiore è stata la capacità di contrarre mutui ed indebitamento. Daltronde è intuibile anche a livello famigliare. Se ritengo che i redditi saliranno mi indebiterò più a cuor leggero: la prima casa più bella ancora e già che ci sono anche la seconda.

Ma per contrarre debiti bisogna che ci sia denaro disponibile. La prima fonte sono i depositi bancari delle famiglie stesse, frutto di risparmi odi lungo termine. La seconda molto, ma molto più consistente è quella fornita dalla banca centrale europea che grazie alla sua onnipotenza ha creato montagne di denaro dal nulla (è sua prerogativa farlo) e lo ha fornito a basso tasso di interesse. E qui sta, a parere di chi scrive, la chiave di tutto il terremoto che ci ha investito.

Bassi tassi di interesse, forti prestiti, bolla immobiliare. Ma perchè più bolla per Irlanda e Spagna? Perchè per loro i redditi erano in forte crescita. Quindi ancora più prestiti (per l’Irlanda 4 volte il Pil) e più bolla immobiliare.

Il basso tasso di sconto dell’euro è stato benzina sul fuoco spagnolo ed irlandese che già ardeva copioso. Per la brace italiana, già tendente allo spegnimento, un fuoco fatuo!

Angelo Castagno
castagno@studioanalysis.it


Consulente Finanziario indipendente

Economista e formatore, articolista per diverse riviste e conferenziere. Da tempo ha indirizzato i suoi studi alla ricerca ed alla evidenziazione del ruolo negativo di banche centrali e governi nell’economia e nella finanza, che rimangono a suo parere le cause principali della crisi dell’ultimo decennio.