La storia, quella con esse maiuscola, è stata ancora una volta protagonista nel salone delle conferenze di piazza San Rocco dove “La Meridiana”, unitamente al “Comitato Resistenza Colle del Lys”, ha presentato il saggio “L’antifascista” del prof. Massimo L. Salvadori, storico di chiara fama, sulla figura fulgida e tragica di Giacomo Matteotti, a cento anni dal suo assassinio perpetrato cent’anni fa, nel 1924, dagli sgherri di Mussolini, che ebbe poi la tracotanza di assumerne pubblicamente la responsabilità.
L’omicidio di Matteotti e l’impunità degli autori e del mandante sono fatti noti, Salvadori, con il quale ha dialogato l’avv. Antonio Caputo, ha voluto, invece, sottolineare gli aspetti meno noti dell’avvocato e politico di Fratta Polesine, legati alla sua azione politica e “coperti” dalla secolarizzazione del martirio.
Matteotti visse la sua esperienza politica negli anni della prima guerra mondiale, che egli, come Giolitti avversò, sostenendo che il completamento dell’unità di Italia si sarebbe potuto compiere per via politica, anziché per via di un confitto rovinoso che avrebbe portato all’estremizzazione della dialettica politica polarizzata sulla “rivoluzione” internazionale comunista e sulla reazione antidemocratica alla stessa.
Matteotti, nel dopoguerra, comprese che la rivoluzione sull’esempio sovietico era assolutamente inattuabile in Italia e che, anzi, avrebbe scatenato una controrivoluzione illiberale feroce, sostenuta da tutte le altre forze in gioco, che egli, invece, avrebbe voluto aggregare a difesa delle libertà e dei diritti individuali.
Nel 1921 nacque il Partito comunista. Nell’ottobre del 1922 Matteotti fondò, con altri, il Partito socialista unitario, di taglio democratico e riformista (termine oggi usato in modo fuorviante) e la sua opposizione a Mussolini fu totale ed egli stesso preannunciò la sua fine, il 30 maggio 1924 in Parlamento, in un discorso durissimo che accusò Mussolini delle nefandezze squadristiche e criminali contro le libertà civili in atto, e che terminò profeticamente con: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
La sua figura politica, aldilà della sua lettura in chiave antifascista, resterà sempre occultata o, peggio avversata dalla sinistra massimalista e dai comunisti per decenni. Lo stesso Gramsci gli assegnerà,in modo sprezzante, su “Stato operaio”, dopo la sua morte, il titolo di: “Pellegrino del nulla”. Lo stesso partito socialista contribuì all’oscuramento della sua figura, perlomeno fino a i fatti di Budapest nel 1956.
Nel 1930 Leone Trotsky, il creatore dell’Armata Rossa, in esilio , odiato da Stalin che lo farà poi uccidere in Messico nel 1940 ebbe a scrivere : “E arriverà il momento in cui la socialdemocrazia farà tesoro del sangue di Matteotti così come la Roma antica fece del sangue di Cristo.”
Il saggio del prof. Salvadori riaccende il faro della verità storica sulla vicenda di Giacomo Matteotti.
La cultura non deve fermarsi, essa produce verità e libertà, nello spirito più puro dell’azione dell’associazione “La Meridiana” che in questa occasione si rinnova.