Una poltrona per due rivolesi. Pd da Tso ?

“A questo Pd serve un Tso”

Lo Spiffero – pubblicato Martedì 10 Giugno 2014, ore 11,10

Boeti, il grande escluso dalla Giunta di Chiamparino, racconta: “E’ dura per chi non appartiene al Cerchio magico del governatore e a nessuna corrente”. Sfumato l’assessorato alla Sanità si prospetta l’incarico di vice presidente del Consiglio

E’ dura la vita per chi non fa parte del Cerchio Magico di Sergio Chiamparino e non aderisce a nessuna corrente. D’altra parte quando Matteo Renzi aveva detto, al momento della sua elezione, che avrebbe fatto un Tso a tutti quelli che si fossero definiti renziani, a vedere la composizione del Pd piemontese viene quasi da chiedersi se non sia il caso di riaprire il manicomio di Collegno. E’ più amareggiato che arrabbiato Nino Boeti, quarto eletto del Partito democratico a Torino e scaricato, anzi mai veramente lanciato nella corsa per l’assessorato alla Sanità da quegli stessi vertici che da anni gli chiedono di occuparsi, da medico e da politico, di quel settore fonte di tante rogne. Il suo nome non è mai stato davvero in discussione, anzi la frase ricorrente lungo i corridoi del quartier generale di Torino era: “Non vogliamo Saitta, ma non abbiamo nessuno da metterci” e nessuno in questo caso risponde proprio al nome di Boeti.

«Legittimamente Chiamparino sceglie la sua squadra, ma mi sembra che i criteri che ha usato non siano quelli della professionalità e della competenza – si sfoga –. Non è stata una provocazione presentare il mio curriculum e chiedere una valutazione a una società di cacciatori di teste come ho fatto all’ultima Direzione, ma perché ritengo di avere qualità, titoli e meriti, dopo nove anni di sindaco e due mandati da consigliere regionale, di svolgere il ruolo di assessore, soprattutto dopo che in questi anni ho tirato la carretta come responsabile di partito della Sanità, cercando di tenere uniti i nostri amministratori e gli operatori». Evidentemente non è bastato, anzi appena ha iniziato a sondare il terreno è arrivato

prontamente il messaggio di chi non voleva, ricordandogli quella sua apparizione – senza mai finire neanche nel registro degli indagati – sui verbali dell’inchiesta Minotauro: «Mi ha fatto molto male che qualcuno abbia utilizzato la denigrazione quale strumento di battaglia politica, ma voglio parlare di contenuti: ho sostenuto Bersani senza mai considerarmi un bersaniano e poi Renzi senza diventare renziano, non ho aderito a nessuna corrente perché ritengo una degenerazione le tifoserie e le tribù. Ho sostenuto Davide Gariglio perché l’ho ritenuto capace di interpretare il futuro del nostro Piemonte e del nostro partito e quel “cambiare verso” dello slogan per me ha sempre voluto dire assegnare alle competenze e al merito il giusto valore». Ma sono prevalse altre logiche. «Quando leggo che è stato Stefano Lepri a designare Saitta alla Sanità, ben prima della campagna elettorale, mi chiedo se non fosse una sorta di riconoscimento al presidente della Provincia, per essersi ritirato dalle primarie per la presidenza della Regione, come invece mi risulta avesse annunciato in un primo tempo».

 

Ora, però, una cosa è chiara: «Non ho più intenzione di occuparmi di Sanità e quando non sarò d’accordo con questa amministrazione mi opporrò. Leggo di una mia collocazione come vice di Mauro Laus alla presidenza di Palazzo Lascaris. Mauro è persona che stimo, che deve la designazione all’appartenenza

al sub-corrente renziana di Piero Fassino. Se il partito riterrà questa strada percorribile per il mio senso delle istituzioni posso prendere in considerazione questa proposta, altrimenti mi vedrò costretto a valutare soluzioni diverse». L’ultimo messaggio lo riserva direttamente al governatore, «che è stato con Renzi tra gli artefici di questo inatteso exploit elettorale del Pd e del centrosinistra» dice Boeti. «Ma sia chiaro, sarebbe un errore sottovalutare la mobilità del voto: non li abbiamo conquistati per sempre questi elettori, ora abbiamo l’enorme responsabilità di non deluderli, rinnovando classe politica e amministrativa. Abbiamo fatto tanta fatica a conquistare il 40 per cento ma ci impiegheremmo pochissimo a perderli».