l’affaire Padre Pio
Esplode a Rivoli l‘affaire Padre Pio. Due consiglieri comunali vogliono, legittimamente, vederci chiaro e chiedono spiegazioni all’Amministrazione civica sul complesso costituito dal prefabbricato pertinente alla statua (questa presumibilmente in regola) del santo di Pietralcina e ubicato, un po’ nascosto, presso i giardini pubblici di via Volturno a Cascine Vica, intitolati non al religioso, bensì al giudice-martire Paolo Borsellino, attualmente sede del Comitato Padre Pio che pare anche avere ricevuto all’uopo dal Comune un generoso contributo.
Senza voler entrare nel merito di questioni tecnico/giuridiche, registriamo la novità di un cambio di passo sul piano politico cittadino dai tempi del quasi unanimismo della collocazione del crocefisso in sala consiliare. Dopo quasi 400 anni dalle paci di Westfalia, a 163 dallo Statuto Albertino, a 82 dai Patti Lateranensi, si riaffaccia un conflitto politico a vago sfondo religioso.
Ma si sa, malgrado gli appelli di Napolitano, la politica nostrana è quella che è, à la guerre comme à la guerre.
Colpiscono la collocazione politica degli esponenti (appartenenti all’UDC, il partito di Casini, tutto casa, chiesa e famiglie) ed è palpabile l’imbarazzo del Sindaco, preso tra la preoccupazione di offendere il forte sentimento di religiosità popolare, incarnato nel culto di padre Pio, assai radicato a Cascine Vica, e il principio di legalità che deve normalmente informare tutti gli atti della pubblica amministrazione.
Interessante sarà seguire gli sviluppi della vicenda, che pare un riadattamento cisalpino di guareschiana memoria. Vorrà e saprà il Peppone istituzionale imporsi sulle esigenze ultraterrene di Don Camillo? Quali saranno i percorsi e gli esiti politico-amministrativi non è dato sapere e quindi ogni stigmatizzazione di una o più delle parti in commedia è, allo stato, prematura. Restiamo trepidamente in attesa della prossima puntata.
Carlo Zorzi
Presidente associazione
“La Meridiana” Rivoli
13 gennaio 2011